di Andrea Iuracà
MITI & LEGGENDE DEL PUGILATO – Monzón nasce a San Javier, il 7 agosto 1942.
È il sestogenito dei dodici figli di Roque Monzón e di Amalia Ledesma, ambedue di origini miste mocoví e spagnole. Quando Monzón ha sei anni, la famiglia si sposta a Santa Fe. Durante il viaggio, Carlos si ammala di tifo; il medico è pessimista sulle conseguenze della malattia ma, a dispetto di tutto ciò, Monzón svilupperà un fisico potente in grado di portarlo ai vertici della boxe mondiale di tutti i tempi. Gli anni giovanili di Monzón sono caratterizzati soprattutto dal tentativo di guadagnare qualche soldo, lavorando come lustrascarpe o, in qualche caso, rubando e tralasciando gli obblighi scolastici.
Viene avviato al pugilato da Amílcar Brusa, l’uomo che rimarrà sempre al suo fianco nelle sue imprese.
Tra i dilettanti, ha un record di 73 vittorie, 8 sconfitte e 6 pareggi.
Da professionista è stato, tra gli altri, avversario di Nino Benvenuti, a cui strappò la cintura mondiale, nel 1970.
La International Boxing Hall of Fame lo ha riconosciuto fra i più grandi pugili di ogni tempo.
Fuori dal ring, Monzón tenta la carriera cinematografica.
Prima del ritiro, nel 1974, recita in La Mary, un film di successo diretto da Daniel Tinayre.
In seguito recita in alcuni film in Argentina, diffusi a livello locale e fa alcune apparizioni televisive.
La vita privata di Monzón invece è costellata da torbide vicende e relazioni tormentate.
Il 4 maggio 1973, alla vigilia di un match senza titolo in palio con lo statunitense Roy Dale, suo fratello Zacarias è ucciso da un colpo di pistola al petto in una fattoria nei pressi di Santa Fe.
Nel 1978 Monzòn, dopo numerose relazioni e 5 figli, conosce Alicia Muñiz.
Già nell’ottobre del 1987 è denunciato dalla madre della compagna per violenze.
Nella notte di San Valentino del 1988 Monzón e la Muñiz hanno un violento litigio; la donna è prima malmenata, poi strangolata e infine gettata ancora agonizzante dal terrazzo della villa di Mar del Plata.
L’ex pugile, pur ammettendo di far uso di cocaina, si professa innocente, ma è condannato a undici anni di reclusione.
Dopo sette anni di buona condotta e l’intervento di amici celebri, nel 1995 l’ex pugile ottiene la libertà vigilata.
L’8 gennaio1995, al termine di una battuta di caccia, mentre sta facendo ritorno al carcere di Las Flores dove ha l’obbligo di pernottare, Monzón si immette nella corsia di sorpasso a 140 chilometri orari: l’auto sbanda e si ribalta più volte.
Monzón muore a soli cinquantadue anni.
Riposa nel Cimitero Municipale di Santa Fe.